OggettoVenafro, Affreschi con cavalli
Luogo di conservazioneVenafro
Collocazione originariaVenafro
MaterialeAffresco
Dimensioni
Cronologia1521-27
Autore
Descrizione

I ritratti dei cavalli posseduti dal conte di Venafro Enrico Pandone ricoprono le pareti delle stanze del piano nobile del Castello. Dalle epigrafi dipinte sugli affreschi si desume che il ciclo pittorico è stato compiuto tra il 1521 ed il 1527. La tecnica impiegata per la rappresentazione dei cavalli, raffigurati a grandezza naturale, è quella dell’affresco sull’intonaco a rilievo, che consente di far risaltare non soltanto gli animali stessi, ma anche i vari ornamenti dei rispettivi morsi. Il ciclo pittorico si contraddistingue inoltre per l’effetto illusionistico della rappresentazione, resa attraverso il dosaggio efficace della luce che si deposita sulle selle, sui tessuti, sulle decorazioni dei morsi, e da alcuni specifici elementi figurativi, tra cui i chiodi cui sono appesi i morsi stessi, dipinti in scorcio. Anche la passerella su cui poggiano imponenti i cavalli, e che è inclinata verso l’osservatore, contribuisce a conferire alle immagini un chiaro effetto di tridimensionalità e di illusorietà spaziale.

Il ciclo si presenta in più parti deteriorato, con ampie lacune che interessano le superfici pittoriche, talora quelle esterne alle figure animali, talaltra riguardanti proprio i cavalli. Alcuni degli animali sono privi del rivestimento pittorico, e di essi resta soltanto il disegno preparatorio. Fra tutte, le figure più largamente danneggiate sono quelle dipinte nel salone. Sembra verosimile che le prime rovine degli affreschi possano datarsi ad anni molto vicini a quelli dell’esecuzione, e che siano da addebitarsi agli interventi della famiglia Lannoy, successori dei Pandone nel possesso del feudo di Venafro. Nel 1528, infatti, Enrico Pandone fu condannato a morte per alto tradimento per aver sposato la causa del Lautrec. I cavalli sfilano sulle pareti alla stregua di veri e propri uomini illustri: la loro nobiltà è esibita e legittimata dalla presenza di un’iscrizione dipinta (molte delle quali perdute o lacunose), che, per ciascuno di essi, ricorda la razza, il nome, l’epoca dell’esecuzione. In alcuni casi sono stati riportati anche i nomi di illustri personaggi cui i cavalli sono andati in dono, tra cui esponenti delle casate dei Pignatelli, dei Caracciolo, dei Pitti, dei Piccolomini, nonché il Duca di Calabria (Ferdinando d’Aragona, figlio di Federico I, ultimo re aragonese) e lo stesso imperatore Carlo V. In un ultimo contributo sull’argomento, Daniele Ferrara (2014, 68) ha proposto di collocare l’inizio del ciclo pittorico nella sala cosiddetta dei “cavalli da guerra”, ed in particolare nella raffigurazione del cavallo donato a Carlo V, che occupa la parete di fondo di tale stanza, in posizione centrale dal punto di vista degli ospiti in visita al castello. La sala è infatti la prima in cui ci s’imbatte, dopo aver percorso la scala esterna del cortile, e dopo essere entrati negli ambienti di rappresentanza del piano nobile del castello Pandone.

I cavalli sono segnati da una “H” (da collegare al committente “Henricus”), inscritta in un quadrato a sua volta inscritto in un secondo quadrato ruotato di 45 gradi e con una piccola croce sul vertice.

Immagine
CommittenteEnrico Pandone
Famiglie e persone

Pandone, Caracciolo, Pignatelli, Piccolomini

Iscrizioni

Nella stanza sottostante il loggiato sono raffigurati quattro cavalli, ciascuno distinti da un’epigrafe dipinta.

Il primo: “LO BAIO FAVORITO CHE E DE QUESTA TAGLIA RETRACTO DE NATURALE DE QUATTRO IN CINQUE (ANNI) A DI XIIII DE GIUGNIO MDXXIIII CHE HAVE SERVITO PER STALLONE ALLA RAZZA NOSTRA”.

Il secondo: “DERIANI CAIRATO FAVORITO CHE E DE QUESTA TAGLIA RETRATTO DE NATURALE DE QUATTRO IN CINQUE ANNI A DI XX DE GIUGNIO MDXXIIII”.

Il terzo: “LOLIARDO DE LA VOCE FAVORITO CHE E DE QUESTA TAGLIA RETRATTO DE NATURALE DE QUATTRO IN CINQUE ANNI A DI XVI DE GIUGNIO MDXXIIII CHE HAVE SERVITO PER STALLONE ALLA RAZZA NOSTRA”.

Il quarto: “LO LIARDO COTUGNO FAVORITO CHE DE QUESTA TAGLIA RETRACTO DE NATURALE DE QUATTRO IN CINQUE ANNI A DI X DE GIUGNIO MDXXIIII”.

 

Nella prima sala, su una delle pareti corte:

“LO LIARDO SAN GEORGE FAVORITO CHE E DE QUESTA TAGLIA RETRACTO DE NATURALE E DI QUATTRO IN CINQUE ANNI A DI VII DE OCTOBRE MDXXI MANDATO ALLA MAESTA CESAREA […] VIII DEL MESE DE OCTOBRE MDXXII”.

Sulla parete di fronte: “LO BAIO STELLA GINECTO FAVORITO CHE E DE QUESTA TAGLIA RETRACTO DE NATURALE DE QUATTRO IN CINQUE ANNI A DI XXIII DE MAGIO MDXXIII MANDATO ALO S(IGNOR) ANIBALE CARACCIOLO GENTILOMO NEAPOLITANO DEL MESE DE MARZO MDXXIIII”.

Sulla parete lunga, il primo a sinistra: “DONATO ALO S(IGNOR) ANIBALE PIGNATELLI … NEAPOLITANO CHE LO A PORTATO A LA CORTE NEL MESE DE MAGIO MDXXIII. LO LIARDO SCORBONE ASPRO FAVORITO CHE DE QUESTA TAGLIA RE(TRACTO) DE NATURALE DE QUATTRO IN CINQUE ANNI A.D. XXI DE MAGIO M […]”

Il secondo: “CHE HAVE SERVITO PER STALLONE (ALLA) RAZZA NOSTRA LO CORBO FAVORITO CHE E DE QUES(TA) (TAGLIA RETRACTO DE QUAT)TRO IN CINQUE ANNI A(NNO) D(OMINI) VII DE […]”.

Il terzo: “[…] MANDATO ALLO ILLUSTRISSIMO DUCA DI CALABRIA […] (DE)L MESE DE GIUGNIO MDXXIII”.

 

Nella sala attigua:

“LO LIARDO PELLEGRINO GINECTO FAVORITO CHE DE QUESTA TAGLIA RETRACTO DE NATURALE DE QUATTRO IN CINQUE ANNI A DI XXX DE MAGIO MDXXIII”.

“LO LIARDO PANDONE FAVORITO CHE E DE QUESTA TAGLIA RETRACTO DE NATURALE / DE QUATTRO IN CINQUE ANNI A DI II DE GIUGNIO MDXXIII MANDATO ALLO ILLUSTRISSIMO DUCA DI CALABRIA NEL MESE DI GIUGNIO MDXXIII”.

“[…] DONA(TO) […] DE […] […]BANO AN[…] GINEC[to] [..] (QUA)TTRO IN […]”.

 

Sullo scalone:

“MANDATO A D M. FRANCESCO PITTE MERCANTE FIORENTINO IN NAPOLI DEL MESE DI GIUGNIO MDXXIII. LO BAIO […]ECTO NOMINATO LOGO[…] NEL CORSO RETRACTO DE NATURALE […] GIUGNIO […]”.

 

Nel salone:

“LO LIARDO PEZZA BELLA FAVORITO CHE E DE QUESTA TAGLIA RETRATTO DE NATURALE DE QUATTRO IN CINQUE ANNI AD ULTIMO DI APRILE MDXXVII”.

“LO LIARDO SPATAFORA FAVORITO E DE QUESTA TAGLIA RETRATTO DE NATURALE DE QUATTRO IN CINQUE ANNI A DI XI DE GIUGNIO MDXXVI”.

“LO BAIO IMPERIALE FAVORITO CHE E DE QUESTA TAGLIA RETRATTO DE NATURALE DE QUATTRO IN CINQUE ANNI A DI XIII DE […] MDXXV”.
“OLIARDO GOBO FAVORITO CHE E DE QUESTA TAGLIA RETRATTO DE NATURALE DE QUATTRO IN CINQUE ANNI A DI XVI DE GIUGNIO MDXXV MANDATO A LO SIGNORE DVCA DE AMALFI MIO FRATE DEL MESE DE MAGIO MDXXVI”.

Stemmi o emblemi araldici
Note

Francesca Della Ventura (2013, 65-67) ha proposto per gli affreschi l'attribuzione ad una bottega napoletana, a giorno sugli esiti della cultura prospettica bramantesca rappresentata negli anni dieci e venti del Cinquecento dai pittori Pedro de Aponte e Pedro Fernandez.

Una prima menzione del ciclo pittorico è quella contenuta ne La gloria del cavallo di Pasquale Caracciolo (1567). Così scrive il Caracciolo: "a tempo di nostri maggiori Arrigo Pannone, conte di Venafro e duca di Boiano, in molte parti delle sue rocche fe' dipignere del vivo i più perfetti e graditi cavalli che della sua scelta razza gli avvenivano". Da ciò si dedurrebbe che il Pandone abbia fatto compiere affreschi raffiguranti cavalli in altri castelli di sua proprietà, ma allo stato attuale non abbiamo tracce di altri cicli pittorici analoghi nei territori dei Pandone. Inoltre, non può certo escludersi che il Caracciolo si sia sbagliato.

Fonti iconografiche
Fonti e documenti
Bibliografia

Caracciolo 1567 (1608): Pasquale Caracciolo, La gloria del cavallo, appresso Giolito de Ferrari, Vinegia 1567 (ed. qui consultata Venezia 1608).

 

Della Ventura, Ferrara 2014: Francesca Della Ventura, Daniele Ferrara, «Fe dipignere del vivo i più perfetti e più graditi cavalli». Enrico Pandone e il ciclo affrescato nel Castello di Venafro, in Dal cavallo alle scuderie. Visioni iconografiche e rilevamenti architettonici, atti del convegno internazionale di studi, 12 aprile 2013, Frascati, Museo Tuscolano, Scuderie Aldobrandini, a cura di Margherita Fratarcangeli, Roma 2014, 65-80.

 

Morra, Valente 1993: Gennaro Morra, Franco Valente, Il Castello di Venafro. Storia, arte, architettura, Campobasso 1993.

 

Morra 1985: Gennaro Morra, Una dinastia feudale. I Pandone di Venafro, Campobasso 1985.

 

Valente 1976: Franco Valente, «Presenza in Venafro di un personaggio del Cinquecento», Almanacco del Molise, 1976, 402-431.

 

Valente 2003: Franco Valente, Un castello per venti cavalli. Le immagini cinquecentesche dei destrieri di Enrico Pandone, in Cavalli e cavalieri nella storia, nella letteratura e nell’architettura  del Molise, a cura di Nicola Mastronardi, atti del convegno (Pescolanciano, 2002), Campobasso 2003, 141-151.

 

Venafro. Castello Pandone. Guida breveMuseo Nazionale del Molise, Campobasso 2013, 20-26.

Allegati
Link esterni
SchedatorePaola Coniglio
Data di compilazione18/04/2016 15:00:13
Data ultima revisione27/04/2016 12:49:55
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Opera di Arte/617